Ho imparato a conoscere l’Albania dai racconti di mio nonno che l’ha vissuta da soldato durante la seconda guerra mondiale. Me l’ha sempre descritta come una terra bellissima, selvaggia e malinconica, in cui la polvere e il rumore del vento segnano le giornate. Mi ha parlato di donne forti e coraggiose che sono il fulcro della vita rurale e cittadina e di uomini spietati.
Ho ritrovato tutto nei romanzi di ANILDA IBRAHIMI, molto diversi tra loro ma pervasi dallo stesso senso di malinconia, dal senso di ineluttabilità del destino a cui è difficile opporsi.
Ho amato i personaggi che ha saputo delineare perfettamente, facendomi entrare in una realtà per me incomprensibile e inaccettabile.
Eleni e Lila, sono le protagoniste di “Non c’è dolcezza”, amiche del cuore innamorate dello stesso uomo che dopo una serie di vicissitudini sposerà Eleni, senza amore, ancora legato da una sorta di incantesimo alla sua precedente moglie.
Eleni e Andrea, non riescono a concepire un figlio e Lila che di figlie né ha già tre dal fratello di Andrea, convinta di partorire la quarta femmina, promette di darla in adozione a Eleni.
Questa decisione, sconvolgerà profondamente la vita di entrambe, sebbene per motivi diametralmente opposti in un crescendo di emozioni e di dolore.
Ho divorato queste pagine intrise di lacrime, ho avuto voglia di abbracciarle entrambe e di dare consigli. E quando sono arrivata alla fine ho dovuto immediatamente cercare un altro suo romanzo, per farmi consolare dalla maestria del suo modo di scrivere.
Per questo mi sono imbattuta in “L’amore e gli stracci del tempo”che partendo da un amicizia tra un serbo e un Kosovaro, arriva all’amore tra i loro figli. Sullo sfondo la guerra, a noi così vicina nel tempo e nello spazio, ma già così lontana nella memoria.
Ringrazio Anilda Ibrahimi per le emozioni che mi ha regalato con l’intenzione di continuare a leggere i suoi splendidi libri, in cui la sua maestria sovrasta l’intensità della storia.
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