Fin da quando ero molto piccola, a casa dei nonni si preparavano conserve, marmellate e addirittura succhi di frutta fatti in casa, talmente densi da essere inbevibili.
Fare la conserva di pomodoro, non era solo una sana tradizione, ma un vero e proprio rito che iniziava con la raccolta dei pomodori, il lavaggio delle bottiglie della birra Peroni messe da parte durante tutto l’anno, la predisposizione dei fusti di alluminio in cui poi posizionare le bottiglie tappate, incartate nel giornale, e messe a bollire per renderle sterili e durature nel tempo.
Un lavoro lunghissimo, con la macchinetta per fare la passata girata a manovella, i tappi da pigiare con forza con la tappatrice ( ma guai a non metterli precisi! il lavoro sarebbe stato inutile),ognuno con un incarico, un lavoro a catena.
Le bottiglie pronte e incartate venivano messe nella carriola e portate fuori dal cancello per non rischiare che il fuoco potesse diventare pericoloso e provocare incendi…
Sinceramente, mi sembrava una fatica inutile, ho sempre creduto che il volerla fare dipendesse dal carattere parsimonioso di nonna Maura e non dal fatto che, durante l’inverno, aprire uno di quei barattoli, chiudendo gli occhi, riportasse a odori e sapori genuini.
Adesso che loro non ci sono più, sono io a voler mantenere questa abitudine. Fortunatamente tutto il procedimento è molto più semplice e veloce: ci sono i barattoli della Bormioli, il fusto (che forse non era neanche così tanto sano) è stato sostituito da una pentola in alluminio e il fuoco fatto con la legna, da una piastra da campeggio. Ma non si è persa la magia, vivo questa esperienza come un salto nel passato e cerco di creare ricordi preziosi che mi sostengano nel futuro.
Il lavoro a catena ci riporta tutti insieme a lavorare, i miei genitori, noi e quando possibile Damiano, al quale cerco di trasmettere l’importanza delle piccole cose e di questi gesti.
E’ come se volessi impedire al tempo di volare via, provo a fermare sulla tela dei ricordi delle immagini e delle abitudini sempre meno frequenti ma non per questo meno importanti.
Io ho un ricordo vivido e tanti aneddoti legati alle conserve e alle marmellate e mentre taglio i pomodori per facilitare il passaggio nella macchinetta ci ripenso e sorrido.
In genere alla fine della serata, se chiudo gli occhi, vedo rosso, sento l’odore acre nelle narici e l’acido del pomodoro che mi brucia la pelle ma sono tanto tanto felice, perchè so, che durante l’inverno, avrò a disposizione questo prezioso prodotto della terra da condividere con le persone che amo sedute alla mia tavola.
Marco
Agosto 24, 2021Che dire, avendo partecipato non posso che confermare…