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Dipendenza da digitale

Appena finita la scuola, complice il caldo e la mancanza di veri e propri impegni, per molti dei nostri ragazzi sono aumentate le ore libere che, purtroppo, la maggior parte di loro trascorre davanti al pc a giocare on line con amici veri e virtuali.

Gli strumenti digitali hanno cambiato le abitudini di adulti e adolescenti, e se da un lato hanno semplificato la vita quotidiana, facilitato e velocizzato la comunicazione, dall’altro hanno creato delle nuove dipendenze.

Mentre durante la mia adolescenza era uno status simbol avere il cellulare, adesso lo è non averlo. La maggior parte di noi ne ha più di uno, e guai ad uscire senza, andare in posti in cui non prende, o averlo scarico…

Noi adulti siamo il primo cattivo esempio per i nostri ragazzi, perchè mentre mandiamo un messaggio intimiamo loro di smettere di giocare al pc… è vero o no?

In questi anni si sono moltiplicati gli studi su questo fenomeno, sui danni che può provocare a livello di rapporti familiari, rendimento scolastico e qualità delle relazioni “in presenza” che siano amicali, sentimentali o di lavoro.

In media si sta connessi 6 ore al giorno, di cui un terzo del tempo lo si trascorre sui social, sbirciando nelle vite degli altri, inseguendo le news e le fake news, pubblicando contenuti, guardando video on line e , sempre di più, dandosi al gaming o guardando gamers giocare.

Ma quando si può parlare di dipendenza? sono solo le tante ore trascorse davanti al pc a fare da discrimine? In realtà il problema più grande è il coinvolgimento psicologico con tali strumenti, si tratta di una forma di piacere che diventa irresistibile: la scoperta di nuove app, giochi, attivano un sistema di stimoli che rilasciano dopamina che crea sensazioni di piacere che in automatico il nostro cervello collegherà all’uso dei device. Una dipendenza e un piacere simili a quella data dalle sostanze stupefacenti.

L’iperstimolazione data dal numero e dalla velocità delle informazioni che si ricevono attraverso internet, mette a rischio memoria, attenzione, processi cognitivi e relazioni sociali.

Secondo alcuni studi (svolti dall’Associazione Nazionale Di.Te. in collaborazione con il portale Skuola.net) il continuo stare accesi , connessi, ha ridotto drasticamente la capacità di attenzione dei ragazzi che è passata da 20 minuti ai 9 secondi del pesce rosso. Non dobbiamo generalizzare ma sono sempre di più i ragazzi che possiedono un linguaggio molto povero, maggiori difficoltà ad empatizzare  e maggiori difficoltà scolastiche.

 

I campanelli d’allarme che possono farci capire se i nostri ragazzi sono troppo assorbiti dallo smartphone, sono, citando il professor Giuseppe Lavenia:

  • Il bisogno di usare sempre di più e più a lungo lo smartphone
  • Essere incapaci di controllare i tempi di utilizzo
  • Sentirsi irrequieti o irritabili se si tenta di ridurre l’uso
  • Utilizzare lo smartphone come mezzo per sottrarsi ai problemi o per alleviare il senso di abbandono, solitudine e noia
  • Provare ansia, frustrazione o rabbia quando non si è on line
  • Provare sensazione di panico quando si pensa di averlo smarrito o se ci si accorge di non averlo.

 

Per approfondire :

“Mio figlio non riesce a stare senza smartphone”, Giuseppe Lavenia, Giunti EDU, Firenze, 2019.

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1 Response
  • Patrizia
    Luglio 16, 2021

    Mia figlia ha iniziato ad usare il computer con la DAD, mostrando grande attitudine per la tecnologia tanto da far sostenere alle insegnanti di proseguire su questa strada. Mia figlia non lo usa per giochi online o singoli, ma per comporre. Abbiamo quindi pensato di darle il cellulare che sta usando con saggezza e sta mostrando di non avere dipendenza. Quindi vedremo il da farsi…ovviamente pur lavorando in casa va seguita anche lei, quindi è ovvio che l’impegno genitoriale ci deve essere comunque e sempre.

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