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E TU COME STAI? riflessioni a voce alta al tempo del covid

E TU COME STAI?

STO. Io sto, vivo giorno per giorno, in una progressiva incertezza, perché è vero tutto e il contrario di tutto.

Si susseguono le notizie, i pareri, le disposizioni, i decreti, si apre si chiude, si promette, si vieta…

E’ il primo anno che lavorare a scuola non mi diverte, sono troppi i limiti, i divieti, le lacune, le mancanze.

Il disagio, la sfiducia si tagliano a fette, è tutto così provvisorio; per la prima volta mi sento provvisoria, perché non so davvero cosa sarà di noi domani.

Eppure l’unica certezza che abbiamo, appena nati, è che siamo prodotti con una scadenza, di cui non sappiamo la data, ma siamo comunque destinati a scadere.

Mai come quest’anno ci viene ricordato ogni secondo, e se prima anche nella malattia, c’era il conforto dei propri cari, dei viaggi, dello svago, questo virus ci ha tolto tutto. Perché se stai male devi stare anche da SOLO.

Sono la solitudine, l’isolamento il peso che sento come il più insopportabile; in fondo il dolore provocato dal covid, è lo stesso di qualsiasi altra malattia letale, ma ha in più questa condanna: La solitudine, il silenzio, l’isolamento.

Ripenso ai miei 10-15-20 anni, in cui la cosa più importante erano gli amici, a volte più dell’amore, il gruppo, o sei dentro o sei fuori… e adesso?

Stare in gruppo viene definito PERICOLOSO e lo è se non ci si attiene a comportamenti corretti come il distanziamento, l’igiene e la mascherina, ma è così brutto pensarlo e doverlo fare… cresce la sfiducia, la paura dell’altro, del possibile untore. Non ci si incontra più per piacere ma solo per dovere. E non si sorride più. I sorrisi sono tarpati dalle mascherine, sono come le fiammelle delle candele spente dalle dita bagnate di saliva.

La mia più grande paura, non è la malattia, che potrei contrarre come no, è il non sapere quando potremo di nuovo abbracciarci e stringerci le mani, quando diventerà di nuovo normale baciarsi e scambiarsi un panino.

La diffidenza cresce in maniera esponenziale e si accompagna al giudizio, ci si ammala, secondo il pensiero comune, perché si è irresponsabili (perché ha fatto le vacanze all’estero quello? Perché esce tutte le sere? Perché..?) ma purtroppo non è così. Ormai chiunque “rischia” soprattutto perché non è ben chiaro come si possa contrarre il virus; per esempio andare al supermercato e toccare i prodotti, metterli nelle borse dopo che gli ha toccati la commessa va bene ma scambiarsi una matita a scuola non va bene, stare a meno di un metro in bus va bene, ma stare a tavola con amici no.. insomma le incongruenze sono troppe ed è difficile rispettare un divieto che sembra assurdo…

In questo capisco i ragazzi, ma anche tanti amici che sollevano dubbi mentre io continuo a tenere un profilo basso,evitare incontri e ritrovi che per me è come provocarmi una lenta agonia.

Lo faccio solo perché voglio credere che tra poco ricorderò tutto questo come un brutto periodo da mettere nel dimenticatoio, anzi spero proprio di dimenticarlo, come quegli eventi che la memoria non riesce a trattenere per salvaguardare l’anima.

Voglio tornare a sorridere, ad abbracciare e a ospitare. In fondo ho comprato il divano letto nuovo proprio per questo.

E TU COME STAI?

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