Buongiorno!!!
Oggi nella rubrica Prosit, più che pettegolezzi una bellissima storia che non conoscevo e che mi ha davvero affascinato, grazie Gianluca! Nuova interessantissima recensione di Federico Ricci, una mia ricetta utilizzando la birra…
Ringrazio tutti.
Buon divertimento e…continuiamo a farci compagnia!!!
CACCIA AL SIMBOLO
DEL PROF. RICCARDO SPINELLI
Informazioni sul quadro di ieri: “La cena di Emmaus – Filippo Tarchiani”
Quesito di oggi dell’opera sottostante: “raccontateci voi la scena”
rispondete numerosi….
e divertitevi con i commenti di ieri….
Gambrinus, il re della birra.
Anche la birra ovviamente ha un suo personaggio leggendario. Ma non un vero e proprio Dio – come Bacco per il vino – bensì un personaggio che si perde tra mito e realtà. Gambrinus. C’è un grande legame tra la bevanda e questo nome: soprattutto nel nord Europa esistono birre, locali e pub che si chiamano così. Ma Gambrinus è realmente esistito o è solo frutto di fantasia? Tutto è avvolto nel dubbio come è giusto che avvenga per le leggende. L’inventore della birra? Un famoso birraio? O soltanto un grande bevitore?
Una leggenda parla di Gambrinus come del birraio alla corte di Carlo Magno e viene indicato come il vero inventore della birra che ricevette la ricetta nientemeno che dal diavolo in persona.
Un’altra leggenda narra che i birrai delle Fiandre intorno all’anno 1100 proposero una sfida per decidere chi sarebbe diventato il loro capo: la sfida consisteva nel trasportare a braccia un grande barile dal birrificio al centro della città di Louven. Molti fallirono finchè un tale Jan Primus prima si scolò l’intero barile e poi trasportò il barile vuoto fino alla destinazione diventando così Gambrinus, il protettore dei mastri birrai del Belgio.
Il personaggio reale che forse viene maggiormente avvicinato al nome di Gambrinus è Giovanni I di Brabante (nome originale Jan Primus da cui appunto Gambrinus) vissuto nel 13° secolo. Se il nome potrebbe confermare l’identità del personaggio, non risulta però nessun reale legame storico con la birra.
Invece l’ipotesi più accreditata racconta del Duca Giovanni di Borgogna (1371-1419) detto Giovanni Senza Paura che pare fosse un vero cultore della birra e viene indicato anche come uno dei primi ad avere introdotto il luppolo nelle ricette. Ed è probabile che il suo nome venne confuso con il precedente Giovanni.
Di sicuro esiste solo una ballata risalente al 16° secolo che recita:
In vita Gambrinus fui chiamato
re delle Fiandre e del Brabante
dall’orzo il malto ho creato
e, per primo, l’arte di far birra ho inventato
ecco perché i birrai dir potranno
che per maestro un Re lor hanno.
Ed anche se non sarà nostro mestiere
sempre i migliori noi saremo.
- Gamberi
- birra
- pepe nero
- sale q.b
- zucchero di canna
- cipolla tropea
- olio q.b
- farina q.b
Prendere i gamberi e toglierre testa e zampe, metterli a marinare in una ciotola con birra e pepe nero. In una padella mettete una punta di sale grosso e un cucchiaino scarso di grani di pepe con fiamma al minimo fate tostare per 1-2 minuti o fino a quando si sentirà il profumo del pepe.toglierli dal fuoco e tritarli.In un’altra padella rosolate le cipolle con l’olio padella scaldate due cucchiai d’olio, aggiungete un pò della marinata di birra e lo zucchero di canna e fatela evaporare.Aggiungete i gamberi infarinati e un’altra pò di birra.Cuoceteli, sempre a fiamma vivace, 2-3 minuti per lato (a seconda della grandezza), devono diventare rosa e il guscio abbrustolirsi leggermente.
BUON APPETITO..PIATTO PULITO
Dopo il Cambiamento, la Gran Bretagna è circondata da un alto Muro, eretto a protezione degli abitanti e di quel che resta della struttura sociale. Fuori, nel mare aperto, vivono gli Altri, in balia dei cambiamenti climatici della natura e della legge del più forte. Gli Altri cercano in ogni modo di fare breccia nel Muro per consegnarsi nel migliore dei casi ad una vita di schiavitù legalizzata, lontani dalla legge di natura che governa l’esterno, e sono così disperati da essere ben disposti a morire provandoci. Ai giovani uomini e donne della Gran Bretagna è richiesto un periodo obbligatorio di due anni a guardia del Muro. Due anni infiniti di freddo, solitudine, addestramento militare in cui ai Difensori verrà insegnato ad uccidere qualunque disperato osi avvicinarsi al Muro. Sul Muro l’unica buona notizia è che non ci siano notizie e che non succeda niente: per ogni invasore che riesce a superare il Muro, un Difensore verrà abbandonato in una scialuppa in mezzo al mare.
John Lanchester ha scritto un romanzo distopico in cui sono ben evidenti numerosi riferimenti all’attualità. Il punto di vista della narrazione è sempre basso: è quello del protagonista Kavanagh un Difensore che affronta il suo periodo di leva con tutte le paure, le ansie e gli slanci dell’età. Nelle sue parole risuona un sordo risentimento verso la generazione precedente, verso quei genitori che hanno lasciato l’eredità di un mondo danneggiato irreparabilmente ai figli e che si crogiolano nei ricordi dei bei tempi che furono. Dall’esperienza sul Muro maturano riflessioni sull’identità degli Altri, su cosa li possa spingere, su cosa ci sia al di là del Muro.
Come ogni buon romanzo distopico, anche Il Muro è pieno di interrogativi e suggestioni. Non è un romanzo a tesi, non cerca di dimostrare niente e se qualcuno cerca risposte sappia che non le troverà. Al contrario è un libro che stimola il confronto, su temi etici, sulla natura anche simbolica dei comportamenti che diamo per scontati. Sul valore della vita, la propria e l’altrui. Sul destino e sul proprio posto nel mondo.
Antonio Libonati
Maggio 13, 2020Opera di uno dei più grandi esponenti dell’espressionismo tedesco, del 1908.