La pioggerellina di Novembre, l’alone di nebbia leggera che avvolge tutte le cose, l’ odore della terra bagnata, del legno umido degli alberi e del legno bruciato nei camini delle case delle case…
Se chiudo gli occhi vedo e sento questo,il calore ed il ricordo della casa dei miei nonni, che sopra la ” cucina economica ” scaldano il pane per farmi la bruschetta.
Stavo con loro a settimane intere, lasciavo mio fratello con i miei a Firenze e tornavo ad essere figlia unica. Andavo all’ asilo di don Isacco con il pulmino, dalla campagna al paese di Magliano in Toscana.
Una mattina, avrò avuto 5 anni, dissi a Don Isacco e all’educatrice, che il giorno dopo non sarei andata perché dovevo andare a Grosseto con i nonni.
L’evento è rimasto nella storia. La mattina dopo, vestita di tutto punto in attesa del pulmino, dissi a mia nonna che non sarebbe passato…e così fu. Don Isacco mi aveva creduta e ascoltata, e quindi non aveva fatto passare il pulmino.
Oggi niente di questo sarebbe possibile, la scuola e la società sono state talmente burocratizzata che non avrei potuto frequentare l’asilo e sicuramente l’educatrice credulona avrebbe passato guai.
Ma fortunatamente è accaduto e io ho un ricordo meraviglioso di quella mattinata rubata che mi ha permesso di andare nel campo a raccogliere le olive con i mie nonni.
Chissà perché quando si è piccoli lavorare non sembra faticoso, avevo il mio piccolo rastrello e mi piaceva rotolare nei teli.
I nonni mi sgridavano, perché schiacciavo le olive e mi macchiavo tutta, ma anche l’odore acre e amarognolo delle olive spiaccicate, mi sembrava delizioso.
Con noi c’era sempre zio Carlo detto Caio, che raccoglieva le olive con l’ombrello e che mi faceva tanto, tanto ridere e che invece faceva perdere la pazienza a mio nonno per i suoi discorsi da comunista incallito che ce l’ aveva col padrone…( in questo caso mio nonno).
La tradizione continua anche se non si coglie più a mano: gli ombrelli sono collegati al trattore, i rastrelli sono stati sostituiti da manine meccaniche, i teli si ritirano automaticamente…
Si è persa la poesia ma non la qualità e la tradizione.
Vorrei tanto che nonno vedesse i suoi olivi e tutti quelli che sono stati piantati dopo, che abbracciarsi cono sguardo il suo podere e fosse orgoglioso del fatto che niente è andato perduto
Stasera mi piacerebbe tornare nel lettone umido, rannicchiata in mezzo a loro, immobilizzata sotto il pesantissimo coltrone con le lemzuola scsaldate dallo lo scaldino, e, appoggiando una gamba sul nonno e una sulla nonna, non pensare e fare bei sogni…
Anna Paoletti
Novembre 15, 2020Che belli i ricordi dell’infanzia in campagna… !!