Sono a pagina 12 del libro di Paolo Nori, Sanguina Ancora, e mi sono innamorata dell’espressione “Ritrosogna” che lui conia mettendo insieme ritrosia e vergogna e che per me, invece, rappresenta quella forza che fa arretrare i sogni, quella vocina bloccante che si insinua nella testa e che impedisce il cammino verso i nostri desideri.
Per anni mi sono nascosta dietro la ritrosogna, non ritenendomi abbastanza per fare certe cose, per essere qualcosa, qualcuno, perchè la ritrosogna è una zavorra è lo sguardo verso il passato, un torcicollo che non permette di svoltare, di voltarsi e lasciarsi tutto alle spalle.
Quanti dei vostri sogni sono caduti nella rete della ritrosogna, imprigionati e mai realizzati? Dei miei molti, ma da quando ho dato un nome alla sensazione che mi blocca, mi sento molto sollevata, come quando, dopo tanti controlli e analisi, il medico da un nome al nostro problema: “lei soffre di ritrosogna”.
E cosa può prescrivermi un medico contro questa patologia? Forse un collare che mantenga fermo il collo proiettato verso il fronte e non il retro, due paraocchi che non distraggano dai problemi laterali e collaterali, di fatto non mi spaventa più, voglio cercare o coniare parole che annullino il suo significato, una posologia letterale in grado di combatterla e sconfiggerla, una bustina di … cercherò quel nome, quella cura nei miei sogni e nelle mie fantasie, e non appena l’avrò trovata la condividerò con voi.
Mi promettete che se la trovate prima voi, me lo fate sapere?
Dimmi cosa ne pensi