Le vedi sugli spalti, nervose, emozionate, talvolta annoiate molto raramente esagitate, che si mordicchiano le unghie, che passeggiano, che urlano, che stringono i pugni: sono le mamme degli sportivi.
Fin da quando mio figlio faceva parte degli aquilotti ( i piccolissimi del basket) sono stata la capo ultras, ho sempre coordinato i cori, le Hola, considerando ogni categoria come se fosse l’eccellenza, sentendomi già tra il pubblico del NBA sebbene fossi , invece, in palestre piccolissime, oratori o palloni (campi con coperture che ricordano un pallone) in cui passavano pioggia e vento.
Col passare del tempo, oltre ad aver dipinto a mano ( mio marito) la bandiera della squadra, ho collezionato strumenti da vera tifosa: trombette, tamburo e coperchi delle pentole con i quali rompo i timpani (e anche qualcos’altro) al pubblico presente, finendo ogni gara senza voce e con dolori vari alle braccia per la troppa foga.
La mia posizione preferita è accanto a qualcuno che conosce le regole arbitrali meglio di me, per poter urlare, oltre al classico: “FORZA SANCAT” considerazioni tecniche e consigli agli arbitri distratti, ma visto che non è sempre possibile, ultimamente ripeto fino alla nausea soltanto incoraggiamenti generali e copro il tifo altrui col rumore dei miei piatti.
Probabilmente sono la più scalmanata del gruppo, non conosco la parola moderazione, sono una passionaria e penso che si debba sempre dare il massimo sia in campo che sugli spalti, sono convinta che il sostegno degli spettatori possa essere uno stimolo in più, una fonte di forza e di incoraggiamento ed è per questo che ho sempre il mio posto nei palazzetti.
E voi che tipo siete? volete guardare un concerto senza cantare nè ballare o preferite scatenarvi fino ad aver bisogno di un antidolorifico?
Dimmi cosa ne pensi