di Monia Tucci
Don, don, don. Sentendo il rintocco delle campane la signorina Berenice guardò il suo piccolo orologio d’oro girando il polso un paio di volte prima di riuscire a bloccare il fuggiasco che le scivolava da una parte all’altra. “Devo stringerlo di nuovo,- pensò,- continua ad allargarsi!!”. Strinse gli occhi miopi nel tentativo di vedere l’ora, poi sentì di nuovo il richiamo delle campane. Don, don, don. “Oh cielo! sono già le sei”. Prese il microfono sopra il bancone di legno, si schiarì la voce e disse: “Signore e Signori, la Biblioteca sta chiudendo. Vi ringraziamo per la vostra presenza. Riapriremo domani mattina alle 10.00. Vi ricordo che dovete riporre i libri sopra agli scaffali con assoluta delicatezza e rispettando il loro ordine.” Terminato l’annuncio si risistemò i capelli raccolti a cipolla sopra la testa, guardò di nuovo il suo piccolo orologio d’oro mentre seguiva con lo sguardo le persone che stavano uscendo dalla biblioteca.
Berenice raccolse in una pila i libri abbandonati sopra i tavoli, e li mise sopra il carrello. Sospirando pensò:”Tutte le sere è la stessa storia, la gente esce lasciando i libri fuori posto.. li risistemerò domani, stasera non posso, sono di fretta. In parrocchia stiamo organizzando la fiera di beneficenza e don Roberto mi ha chiesto di sistemare i premi sopra gli scaffali e assegnare loro un numero.. erano anni che aspettavo questo momento.” Non ascoltando la vocina interna che le ordinava di mettere a posto i libri prima di uscire, si avviò verso il portone d’ingresso percorrendo il lungo corridoio accompagnata dal rumore dei suoi tacchetti. Si bloccò davanti all’interruttore generale che, nonostante anni di onorato servizio, rimaneva per lei un mistero e con rapidità iniziò a tirar su e giù le levette. “AH!, anche questa è fatta” disse fra sé e sé Berenice mentre si toglieva un ciuffo ribelle dalla fronte. Poi, con la stessa rapidità chiuse il portone della biblioteca e si diresse verso la parrocchia. Nello stanzone principale immerso nel silenzio, Luce iniziò a sfavillare.
La famiglia di Luce gestiva da secoli l’illuminazione della Biblioteca comunale: da prima vi erano stati Sir Candelabro e Madama Torcia, poi Lampada a petrolio e Lume a gas, genitori di Luce. A Luce piaceva il proprio lavoro e sperava che i figli Neon e Alogena, avrebbero seguito la sua ombra. Come tutte le sere, li accompagnò a dormire e rimboccandogli gli interruttori li lampeggiò sulla fronte. “Buona notte ragazzi, a domani” disse Luce. “Mammina raccontaci una storia “ chiese Neon . “Ho molto da fare tesoro,. lo sai che sono da sola nel turno di notte”. rispose dolcemente Luce. “Ti prego mammina, una piccolina piccolina, “ disse Alogena lisciandosi i capelli. “E va bene,- sospirò Luce-, vi racconterò una storia che ho vissuto molti anni fa, quando ho iniziato a lavorare in questa biblioteca”.
“Vi ricordate il Signor Scaffale quel vecchio testardo ricavato dalla più dura corteccia di una quercia di montagna?” chiese Luce ai suoi bambini che si affrettarono ad annuire- “Prima di andare in pensione, ospitava nel suo albergo decine di volumi di ogni genere italiani e stranieri, antichi e moderni. Tutte le sere, non appena la biblioteca veniva chiusa, gli ospiti del Signor Scaffale prendevano vita ed iniziavano a sfogliarsi tra loro, raccontandosi di come era andato il lavoro e dei clienti che avevano dovuto soddisfare.: “E’ tornato di nuovo quel bimbo maleducato che mi spettina sempre ” disse la Signorina “Temi Svolti” togliendosi le orecchie che le erano state fatte a inizio pagina, . “Quale- chiese il Signor “Calcio minuto per minuto”- quello che si mette sempre le dita nel naso?” “Si proprio lui,- rispose la signorina,- è davvero insopportabile. La prossima volta che viene fingerò di svenire e gli cadrò su un piede…” . ” Calma ragazzi -tuonò la Bibbia ,- noi siamo qui soltanto per rendere felici i nostri clienti.” Tutti i libri si voltarono verso lo scaffale più alto dell’albergo dove veniva conservato il più antico volume della biblioteca, un’edizione rilegata. “Come lo invidio,- bisbigliò,- la Signorina “Temi Svolti”, ha un abito così elegante, di vera pelle, non è come noi che siamo fatti di carta riciclata..”. “SHH,- la zittì- il Sig. Mille risposte mediche”, se ti sentisse dire queste cose si arrabbierebbe moltissimo. Lo sai che lui dice che non è importante la nostra copertina ma il nostro contenuto. “. “OH! Per quello.. che dovrei dire? Selle mie pagine di carta riciclata non c’è scritto niente di importante. Parlate bene voi! Non sapete come vengo trattata io: quando i professori mi scoprono sotto ai banchi, durante i compiti in classe, mi lanciano in aria gridando brutte parole ed io tutte le volte finisco dal rilegatore per farmi ricucire qualche pagina. e..”. La signorina “Temi Svolti” non poté finire la propria considerazione perché improvvisamente, da una fessura della finestra, avvolta nel mantello del mago Vento, arrivò la Signorina Polvere, una delicata e soave damigella.
Il Signor Scaffale le si rivolse molto bruscamente dicendo: “Esca subito di qui. Non abbiamo posto per lei nel nostro albergo, né per lei né per i suoi fratelli Granelli. Se ne vada o sarò costretto a chiamare il nostro buttafuori Signor Straccio”. La signorina Polvere, stanca dopo l’ennesimo lungo ed inutile viaggio, strinse a sé i suoi piccoli fratellini e piangendo disse: ” Non so più dove andare, ovunque mi scacciano, sono perseguitata dalla Pulizia, dai Bidoni Aspiranti, dai Piumini… ma cosa faccio di male? Mi poso dolcemente sugli oggetti, gli abbraccio con delicatezza stendendo su di loro il mio mantello.. Perché nessuno vuole darmi ospitalità? Dove porterò adesso i miei fratellini?”. Nella stanza era calato un profondo silenzio, tutti i libri si stavano interrogando tra di loro, fu consultata la Signora Enciclopedia Universale ed il Dotto Codice Librario per riuscire a prendere la decisione più giusta ma in nessuno dei testi vi era una risposta: mai prima di allora si era presentato un caso simile.
La Signorina Polvere, riunì tutti i suoi bagagli e rimise i berrettini ai suoi fratellini mentre il Signor Vento si stringeva al collo la sciarpa pronto per un nuovo viaggio. “lo potrei ospitarvi Signorina” disse timidamente una voce. Tutti si voltarono verso il punto più buio della stanza dove, mezzo mangiucchiato dai topi giaceva io un grande libro di fiabe che proseguì: Anche io sono nella vostra stessa situazione, il Signor Scaffale mi ha dato lo sfratto perché non avevo abbastanza pagine per pagare l’affitto. Se volete accanto a me c’è posto anche per voi”. Il gran silenzio che era calato nella stanza fu interrotto dalla voce commosso della Signorina Polvere che disse. “Non so come ringraziarvi sig. Fiaba, saremo ben lieti di accettare la vostra ospitalità” e presi per mano i suoi fratellini andò a stendersi sul sig. Fiaba. Da quel momento sono diventati inseparabili ed hanno aperto una piccola pensione per conto loro: tutti i ragni viaggiatori, i millepiedi ballerini che prima non sapevano dove andare a dormire, adesso sanno che in città c’è un posto anche per loro”. Luce si zittì. Guardò Neon e Alogena e si accorse che si erano già spenti, lentamente uscì dalla stanza e tornò al suo amato lavoro.
Silvia
Gennaio 6, 2020Brava Monia, è un piacere leggerti….e ricordarti da piccola!
Monia Tucci
Gennaio 12, 2020Grazie Silvia, io mi delizio spesso sulla tua pagina fb con le poesie o citazioni che posti!
Lorenzo Vannini, illustratore (on fb)
Gennaio 7, 2020Bel sito, graficamente piacevole, elegante e accattivante, oltre che di facile lettura e gestione. Gradevolissimi i colori, oltremodo e non solo quelli di Monia Tucci, che con un intramontabile sorriso guida il visitatore attraverso le molteplici curiosità del sito rendendo positivo e multiforme l’orizzonte della sua e della nostra quotidianità. Educativamente mirabile e di avanguardia, soprattutto, la scelta di gestire il sito in “partnership” con suo figlio, il quale mostra e dimostra di gradire la collaborazione artistica sfoggiando l’ereditato sorriso sincero e spontaneo. Dunque, brava Monia e bravi entrambi, che in questo secolo breve riuscite ancora a sognare e a far sognare le persone, normali come voi, eccezionali come voi.
Monia Tucci
Gennaio 12, 2020Grazie Lorenzo. Le tue parole mi scaldano il cuore.