Ma tu hai mai mangiato un pokè? Confesso che fino ad oggi la mia risposta sarebbe stata:” no, non so neanche cosa sia”…
Da brava boomer ( si scrive così?) sono entrata in un posto molto carino spinta dai consigli di amiche e alunni, alle cui pareti spiccavano frasi motivazionali piene d’effetto: “Crea la tua felicità”, tanto da farmi pensare di essere entrata in un centro benessere o di cura psicologica piuttosto che in un posto in cui si mangia.
Mi sono sentita una potenziale fantasiosa chef e con in mano il mio foglietto ordinazioni, ho iniziato a fare “x” un pò a caso, base riso perchè sta nella mia zona di comfort, poi tonno, pollo, olive…tutto quello che non prevedeva un pagamento extra, perchè si sa che se la roba è gratis, si prende tutta!! Dopo una breve attesa, chiamata per nome dal commesso, ho preso la mia ciotolona di cartone, una misura extra large dello stesso materiale delle vaschette gelato, eco compatibile e mi sono seduta al tavolo.
Ho tentato di mescolare gli ingredienti e provato a mangiare quel riso molto solido, direi appallottolato, con le bacchette ma con scarsi risultati tra gli sguardi sornioni dei giovani avventori per i quali il pokè è quasi un’abitudine e che sicuramente si stavano chiedendo perchè non chiedessi le posate. Ed io l’ho fatto: ho chiesto la forchettina misura mignon in legno e finalmente ho potuto assaporarlo.
Non sono rimasta delusa sebbene, alla fine, l’unica cosa che non conoscevo era il nome, perchè di per se, il pokè, è un riso condito con ingredienti vari, più o meno vicini alla tradizione culinaria con la quale sono cresciuta, tranne per i topping, caratterizzati da verdure fritte croccanti che sono una vera e propia goduria per il palato.
Proverò a fare il mio pokè a casa e mi eserciterò con le bacchette che per adesso sono diventate un comodissimo e alternativo ferma capelli .
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