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Scrittura creativa

Sono molto emozionata, questa è la mia terza lezione di scrittura creativa, intorno al tavolo le mie compagne di corso, le due Alici, Gabriella, Giovanna, la Maestra ed io. Generazioni ed esperienze a confronto, siamo tutte molto diverse, un florilegio di donne, che soltanto un’occasione del genere poteva mettere insieme, le due Alici sono l’una l’opposta dell’altra: Bionda, occhi chiari, sognatrice la prima, Mora occhi scuri e piedi ben piantati in terra la seconda. Gabriella ha quasi ottanta anni ma soltanto all’anagrafe, è un vero portento, guida una vecchia macchina rossa piena di cianfrusaglie, per spostarsi da una parte all’altra della città per fare del bene a chiunque incontra nel suo cammino. La vita non è stata molto clemente con lei, eppure non è riuscita a toglierle il sorriso, un sorriso che illumina tutto quanto la circonda. Mi piace ascoltare le sue storie è un’affabulatrice, non solo perchè ha avuto un’esistenza piena ed intensa, ma perchè sa cogliere i particolari e vedere il bello e il divertente in ogni cosa. La Maestra è una scrittrice, conosce tutte le mie insegnati di lettere all’università, sono sue amiche. Mi mette in soggezione, perchè cita libri e scrittori che io lettrice bulimica, non conosco. Oggi tocca a me leggere il mio “esercizio di stile” una storia minuscola che abbia come protagonista un oggetto. A loro è piaciuta, la metto qui. Ditemi cosa ne pensate voi…

 

Io ti guardo, ti osservo, il tuo candore mi spaventa, non sei come la neve fredda e immobile, sei leggero e ti offri alla penna o al tasto di chiunque voglia.

Sei indifeso, puoi subire violenza, puoi essere strappato, accartocciato, lanciato ma puoi anche essere forte e potente, contenitore di segreti, di storie d’amore, di testamenti, di documenti.

Puoi essere piccolo, grande, bianco, colorato, dipinto, plastificato,di carta o di cartone. Puoi essere atletico, stare disteso a fare streccing, essere piegato, diventare un gioco, un cappello per proteggersi dal sole, un aereoplano che vola lontano, una barchetta che solca i mari.

Adesso sei qui davanti a me, scrivo sui tasti sperando di non farti male, so che se scrivessi a mano potrei farti il solletico, chissà che rumore fa la risata di un foglio di carta?

Non è un fruscio, non è il crunck dell’appallottolamento, e che cosa è? Forse una piccola vibrazione, che puoi sentire solo tu ed io con la mia fantasia.

Scusa se ti ho sporcato con questi miei pensieri e le mie parole in fila come soldatini schierati prima di una guerra o meglio musicisti della banda del paese pronti a seguire la processione..

Una processione di parole, decido io dove mandarle, se farle viaggiare o tenerle chiuse in un recinto di idee.

Non sei più bianco, adesso sei macchiato di nero, ma potrei cambiare inchiostro, e farti diventare un bruco colorato,

Tu sei potente e mi rendi potente.

Che bello giocare con te.

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